MÍMESIS – Marcello Simeone

L’artista Marcello Simeone presenta opere in fiber art che riflettono il narcisismo e le illusioni del mondo contemporaneo. Un viaggio visivo tra colore, forme e significati nascosti, che invita a guardare oltre l’apparenza e scegliere consapevolmente.

Marcello Simeone

Cos'è

a cura di Silvia M.R. Oppo e Antonello Carboni

Il Museo Diocesano Arborense di Oristano è lieto di annunciare l’inaugurazione di MÍMESIS, mostra personale dell’artista Marcello Simeone, che si terrà sabato 25 gennaio 2025 alle ore 18.00 nella sala Mythos.

 

A proporre nuove visioni e suggerire interpretazioni del magmatico mondo contemporaneo sarà l’artista cagliaritano Marcello Simeone, che ci delizierà con linguaggi provenienti dal mondo della fiber art. Scrivono i curatori Antonello Carboni e Silvia Oppo: ...Il fascino del colore, armonizzato nella lucente e sicura composizione delle strutture geometriche, sembra evocare dunque il volto di una società costituita sempre più da oggetti ammiccanti e travolgenti, ai quali vogliamo somigliare e non sappiamo rinunciare, ma soprattutto, nei quali inconsapevolmente spesso ci perdiamo. Osservare le opere che l’artista ci offre sussume un comfort di gusto appartenente all’attuale ed elegante mondo pop, giovanile, sostenuto, colorato, fintamente informale. La trappola del narcisismo è implacabile, perciò, costellati di opere eccentriche, rifinite in modo magistrale e dense di sperimentazioni e contaminazioni artistiche che giungono anche da un nobile passato, non possiamo che specchiarci. E di piccoli specchi, come quelli delle allodole, si tratta. I vetri sono ipnotici, disposti in una vibrante armonia, rapiscono per la loro purezza ma nulla è come sembra. L’arte imitativa della mímesis di Simeone non sta nel rappresentare gli uomini per come sono, piuttosto per come appaiono. Crea degli eïdola, illusioni, oggetti irreali che riproducono cose reali.

Tante opere di diversi formati e una installazione guideranno il visitatore in un viaggio che riflette tutto l’esistenzialismo dell’artista. Assistiamo ad un riscatto dell’arte nella sua funzione orientante e Marcello utilizza la costruibilità del bello per sottolineare la stessa mímesis che tutto sovrasta e confonde. Avventurarsi nell’esperienza narrativa del lavoro di questo ermetico e raffinato artista, significa prepararsi moralmente a non lasciarsi abbagliare dalle Luci della città, c’è sempre un velo che dobbiamo scoprire e non sempre al di sotto si cela il simbolo della prosperità che sembra attenderci e che ci celebra, ma troveremo forse, come nel film di Chaplin, quello spirito vagabondo e critico che sarebbe bene non abbandonare agli incantesimi dello sguardo egocentrico. Pillola rossa per la verità, pillola blu per restare esattamente cosi come siamo. Ad offrircela non è, a caso con il nome del dio dei sogni, Morpheus del film Matrix, ma l’artista Marcello Simeone. Una pillola che è un proiettile.

Il fascino del colore, armonizzato nella lucente e sicura composizione delle strutture geometriche,  sembra evocare il volto di una società nella quale è facile riconoscersi e perdersi. Ad osservare le opere che l’artista ci offre si esperisce un comfort di gusto appartenente all’attuale ed elegante mondo neopop, costellato di opere eccentriche, rifinite in modo magistrale e dense di sperimentazioni e contaminazioni artistiche che giungono anche da un nobile passato. Immediatamente emerge un dialogo fra materiali pregiati che potrebbero rappresentare metaforicamente il DNA di Simeone nelle sue molteplici sequenze: il vetro di Murano, quale sigillo di squisita raffinatezza, e l’austera ricercata orbace di Nule, quale materiale semplice ma allo stesso tempo fortemente identitario. Su questo binomio viene elaborato il racconto della contemporaneità. Marcello sviluppa la comprensione e la critica all’estetica diffusa, un mondo in cui negli ultimi tre decenni un nuovo sistema valoriale ha ristrutturato discorsi in tutti gli ambiti, creato nuovi stili e dato vita ad un individualismo edonista e psicologico. Intercetta e rappresenta il mondo per come è nella sua perfetta superficialità, oltre la quale non c’è nulla. Non propone soluzioni certe, alternative, lui osserva, parla un linguaggio cifrato per mezzo di simboli, di dettagli. Il viaggio dell’artista è frutto di una riflessione esistenziale che suggerisce la necessità di soffermarsi a capire dove potremmo trovarci esattamente. Interpreta un mondo solo apparentemente tutto colorato, nel quale possiamo decidere liberamente di restarci, senza mai varcare la soglia della responsabilità.

Siamo di fronte alle competenze di un arte poietica che elargisce al nostro sguardo maggiori attenzioni esplorative e ascolto. Forse ci specchiamo in quei vetri brillanti e fantasmagorici, ma sono pur sempre vetri acuminati e taglienti. E’ tutto lì, davanti ai nostri occhi, che attende il nostro legame, la nostra richiesta di senso. Le opere rappresentano il riflesso di una società che deve e vuole essere di lusso a tutti i costi, fondono tradizione e innovazione, cornice e splendore, in cui interno ed esterno non esistono più, sono ormai elementi ipnotici fusi e indistinti dell’unità che ci definisce, la cui realizzazione intima sembra essere l’unico fine della nostra esistenza. L’artistico nell’estetico e l’estetico nell’artistico. L’artista riscatta l’arte alla sua funzione orientante e utilizza la costruibilità del bello per sottolineare la stessa mìmesis che tutto sovrasta. Avventurarsi nell’esperienza narrativa del lavoro di questo ermetico e raffinato artista, significa prepararsi moralmente a non lasciarsi abbagliare dalle Luci della città,  c’è sempre un velo che dobbiamo scoprire e non sempre al di sotto si cela il simbolo della prosperità che sembra attenderci e che ci celebra, ma forse troveremo, come nel film di Chaplin, quello spirito vagabondo e critico che sarebbe bene non abbandonare agli incantesimi dello sguardo egocentrico. Pillola rossa per la verità, pillola blu per restare esattamente cosi come siamo.

L’installazione Up to you (sta a te, dipende da te) dell’artista Marcello Simeone pone il visitatore nella condizione di vivere un’esperienza estetica di arte partecipata. Nella narrazione della mostra, le prime opere presenti sul lato destro e sul lato sinistro, nove in tutto, manifestano una rappresentazione di un mondo colorato, fintamente lussuoso, ammiccante, perfettamente decorato, con estrema maestria, ma che contiene in sé il germe dell’essenza umana nelle sue profonde contraddizioni. Infatti i vetri, splendenti, ipnotici, cangianti e gioiosi nelle loro colorazioni, sono in verità estremamente pericolosi, acuminati e taglienti, forse proprio come una parte del carattere umano. Dopo tanta apparente bellezza, illusoria e fine a sé stessa, siamo invitati a prendere posto su una sedia di fronte alla quale è presente una cornice sospesa che filtra lo spazio verso un’altra opera sospesa e circolare, dalla quale potremmo essere attratti. A ben guardarla però notiamo che i piccoli oggetti che la compongono in un prezioso decoro di richiamo Secessionista, sono dei proiettili. L’artista evidentemente vuole disturbare lo spettatore e indurlo in una riflessione che lo porti a comprendere che in quell’opera è racchiusa la responsabilità delle sciagure a cui assistiamo giornalmente, non ultime quelle tra Israele e Palestina, Ucraina e Russia. Nel retro dell’opera composta di proiettili è presente un lungo elenco di tutte le guerre al momento in corso nel mondo.

Se lo spettatore viene disturbato dalla visione dei proiettili, il cambio di prospettiva non è per nulla rilassante, perché assumendo il punto di vista dell’altra sedia voltiamo le spalle ai proiettili e scorgiamo di nuovo il nostro finto mondo ovattato, pop, e profondamente mimetico nel quale vogliamo vivere indisturbati.

Il passo successivo è presenziare nelle sedie in una posizione di dialogo tra le due parti, che devono prendere coscienza dello scambio costruttivo, invitandoli a guardare su sé stessi la posizione interscambiabile dell’Altro. Solo cosi si può avere una progressione verso l’accettazione dell’altro in un percorso di conoscenza e di pace.

La mostra sarà visitabile il mercoledì dalle 10 alle 13 e dal giovedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20, fino al 15 dicembre 2025.

Galleria

Ultimo aggiornamento: 22/04/2025, 18:39

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