Il duomo di Oristano conserva un pregevole corredo di paramenti sacri, databili tra il XV e il XIX secolo, parte superstite di un ricco patrimonio attestato dai documenti. I principali committenti furono gli arcivescovi più sensibili al rinnovamento liturgico e pastorale, introdotto dal Concilio di Trento, che si succedettero al governo della diocesi. La provenienza dei tessuti va ricercata al di fuori del territorio isolano, tra le migliori manifatture italiane e francesi. Le pezze di stoffa acquistate da mercanti venivano confezionate localmente o, nel ‘700, appositamente ordinate a Torino.
Per rarità spicca la rinascimentale pianeta detta di Leonardo de Alagòn. La pianeta detta è il paramento liturgico più antico tra quelli conservati al Museo. Di manifattura spagnola, presenta ricami policromi databili al XV secolo, mentre il tessuto di fondo risalirebbe al XVI secolo. Il prezioso broccatello, in lino e seta e di colore giallo-verde acido, presenta una decorazione rinascimentale a girali vegetali che, snodandosi, avvolgono fiori di cardo. Al centro, è applicato uno stolone istoriato a ricamo, tripartito per mezzo di nicchie, che accolgono figure della Vergine e Santi. Sulla parte anteriore vengono raffigurati S. Andrea apostolo, S. Pantaleo martire e S. Michele Arcangelo, sul retro è raffigurata Maria con Gesù Bambino piangente, il Salvatore, S. Sebastiano Martire.
I ricami trovano confronto in contesto catalano nei sontuosi parati di S. Giorgio in velluto istoriato dal ricamatore Antoni Sadurnì (Barcellona, Palau de la Generalidad). Unico elemento residuo di un parato ancora documentato nel ‘700, la pianeta di foggia spagnola è un rarissimo esempio di parato rinascimentale a ricamo, tra i vari casi documentati in Sardegna. Secondo la tradizione, sarebbe dono dell’ultimo marchese di Oristano, Leonardo de Alagòn (1470-77), alla Cattedrale di Santa Giusta. Da quella chiesa fu trasferita nella nuova cattedrale di Santa Maria ad Oristano, in epoca imprecisata. Il restauro del 2004, ad opera della ditta L’Ermesino (Siena), ha confermato la riduzione da un originario terno di paramenti, e ha consentito una migliore lettura delle figure dei santi, dando risalto alle frecce di S. Sebastiano e alla figura di S. Michele Arcangelo, che era stata accorciata e privata dei piedi in un adattamento della pianeta in cui era stato ripiegato e cucito il lembo inferiore dell’orlo.