La Collezione archeologica, acquisita agli inizi del Novecento dal Seminario Arcivescovile, è costituita da oltre cinquecento vasi di età punica e romana, da una ricca raccolta numismatica, da alcuni reperti di età protostorica, da pochi vetri, tre capitelli in marmo e da diversi calchi di iscrizioni di catacombe cristiane.
La raccolta archeologica ha uno spiccato carattere antiquario e rientra in quel gusto ottocentesco di collezionismo colto volto ad acquisire materiali di pregio per il loro valore. Tale fenomeno, che portò nel corso dello stesso secolo alla nascita di numerosissime collezioni private, solo in parte acquisite dai musei pubblici, si sviluppò in parallelo con un’attività di scavo condotta da antiquari, collezionisti e cercatori di tesori soprattutto nelle necropoli antiche, che determinò la dispersione dei materiali e la perdita dei contesti di rinvenimento.
Le ceramiche puniche e romane
Gli oltre cinquecento vasi appartenenti alla Collezione del Seminario, prevalentemente di età punica e romana, sono in genere in buono stato di conservazione. È possibile che la maggior parte di essi provenga dalle necropoli di Tharros, oggetto nell’Ottocento di un sistematico saccheggio. Benché in origine i corredi delle tombe puniche e romane fossero costituiti da vasi di corredo e da oggetti personali del defunto, tra cui gioielli, la Collezione comprende solo i primi, a causa dello smembramento dei contesti tipico dello spirito ottocentesco.
Tra le ceramiche puniche, databili tra la fine del VII e il III sec. a.C., sono attestate numerose forme, tra cui brocche utilizzate nei rituali dell’incinerazione dei defunti in età arcaica; vasi per profumi, grandi anfore per il trasporto delle derrate, brocche e anfore domestiche anche dipinte, piatti, coppe, tutti appartenenti a corredi deposti principalmente in tombe a inumazione; sono presenti anche numerose pentole, spesso con tracce di bruciato sul fondo, destinate a contenere cibo per i bisogni del defunto. Insieme a tali materiali vi erano anche alcuni vasi di produzione greca con la caratteristica vernice nera e altri di imitazione, uno dei quali con una breve iscrizione punica graffita.
Tra le ceramiche di età romana e, meno frequenti, tardo-antica, inquadrabili tra il II sec. a.C. e il V sec. d.C., si nota la prevalenza di brocche, anche di importazione africana, di anforette, boccali, olle, coperchi e pentole, verosimilmente in parte utilizzate come urne cinerarie. Di particolare interesse è un grande piatto del I sec. d.C. con il bollo del fabbricante, attribuibile ad una produzione a vernice rossa nota come “sigillata” italica. A questi si aggiungono alcuni vasi in vetro di età romana imperiale, tra cui una grande urna cineraria, alcune lucerne e un’anfora da trasporto di età repubblicana (I sec. a.C.).
Tra fine del VII e il III sec. a.C.
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