La Cattedrale di Oristano tra i suoi tesori annovera la più ricca e antica collezione di codici della Sardegna medioevale, ora conservati nel Museo Diocesano Arborense. Si tratta di 13 manoscritti liturgici in pergamena - sontuosamente miniati – quasi tutti risalenti all’epoca del Giudicato d'Arborea. La collezione libraria - di straordinario valore paleografico - costituisce anche la più rilevante raccolta di musica dell’Isola. La scrittura dei testi è la minuscola gotica libraria, detta textualis, mentre le melodie sono tracciate con la notazione musicale quadrata nera.
I codici abbracciano sia i canti dell’Ufficio divino - salmi, inni, antifone, responsori - sia brani della messa (soprattutto del “Proprium Missæ”). Di rilievo anche le “carte di guardia”: fogli provenienti da manoscritti più antichi smembrati e riutilizzati per la protezione dei nuovi libri; spesso sono preziosi cimeli. Tra le carte di guardia - oltre a Bibbie, Messali ed Omiliari - brilla un Breviario toscano, del secolo XII/XIII.
I sei antifonari P. III-VIII - risalenti al 1280-90, epoca del giudice Mariano II - originari dell’Italia centrosettentrionale, racchiudono un significativo corpus del rito romano-francescano, affermato in tutta la cristianità da papa Niccolò III (1277-1280). Nel codice P. VI figura un’aggiunta, di fine Duecento, coi salmi ripartiti secondo il Cursus Arborensis, sintomo di una profonda identità ecclesiastica. I codici tramandano anche memorie civili; nel Salterio- Innario P. XIII - una raccolta di inni e salmi dell’epoca di Eleonora d'Arborea - vennero aggiunte “imprecazioni” contro i nemici del Marchese di Oristano (hostes nostros: gli Aragonesi). Nello stesso manoscritto si ricorda un drammatico episodio di cronaca: il 26 luglio 1586 un fulmine distrusse il campanile e seminò la morte tra i canonici intenti a cantare l’Ufficio Divino; un fanciullo fu quasi spaccato in due (fere in duas partes). I codici della Cattedrale brillano tra le manifestazione più alte della sensibilità religiosa e artistica del Medioevo giudicale: testimoniano brillantemente la profonda spiritualità dei Sardi arborensi, perfettamente inseriti nelle plurisecolari tradizioni liturgiche dell’Europa cristiana.
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