Fine sec. XIII • Tempera su tavola con fondo oro (236×65 cm.)
Nel dossale a tempera su tavola con fondo oro, sette arcate lignee in rilievo, dorate e sostenute da snelle colonnine, scandiscono lo spazio come fossero una sorta di loggiato, all’interno del quale sono collocate le figure. Il dossale, secondo alcuni studiosi dell’Ottocento, ebbe come sua prima destinazione la cattedrale di Santa Giusta e il suo spostamento è antecedente al 1861. Si deve a Giovanni Previtali (1962) l’attribuzione dell’opera a Memmo di Filippuccio e l’individuazione del possibile committente nell’arcivescovo di origine sangimignanese Scolay de Ardinghellis (+1300). Di recente (Nicoletta Usai, 2010) è stata avanzata l’ipotesi che l’opera appartenga piuttosto all’ambito pisano e al cosiddetto Maestro di S. Torpè. Il dossale costituisce probabilmente la prima opera a fondo oro giunta nell’Isola, e insieme ai libri liturgici miniati del Duomo di Oristano, una delle prime testimonianze della cultura gotica toscana ispirata dalla cultura francescana.