Via Crucis

Il senso informe

Chiamata spesso ad assolvere compiti decorativi, fino ad un cinquantennio orsono
domestici, la ceramica viene in questa occasione nuovamente riscattata grazie all’opera di
Nicola Filia. Sottratta dal suo ingrato compito strumentale, emerge in Via Crucis la forza
espressiva e narrativa di un materiale umile, liberato di inutili orpelli e ornamenti. Nelle
opere che popolano questo cammino di dolore e bellezza insieme, ma soprattutto di
riflessione, ritroviamo una esecuzione raffinata, fatta di segni istantanei, assoluti e
antiretorici. La creta assorbe e restituisce le volontà dell’artista, che procede sicuro verso
una dissoluzione delle forme. Filia sperimenta e risolve in esiti compiuti la struttura della
propria ricerca e attraverso l’antirealismo del modellato assegna alla figura il volto comune
ed eterno dell’uomo. Il suo è un linguaggio simbolico, severo, che sonda impalpabili e
momentanei stati d’animo, non lasciando nulla al caso, come le somiglianze cromatiche
espresse tra l’uomo e la croce, ineluttabile comunione della dimensione umana. L’identità
della storia, rappresentata per mezzo di opere celebrative del cammino al Golgota, diventa
identità stessa dell’artista, che vuole offrire al pubblico un laboratorio riflessivo e
immaginativo in cui sia possibile raccontarsi e ripensarsi per ridefinire nuove prospettive di
senso. Cambiare. Filia fa esperienza di fede ed egli stesso ne diventa testimone e, grazie
alla mediazione plastica dell’antica e nobile applicazione fabbrile, suggerisce allo
spettatore un messaggio di speranza e di rinnovamento.

Antonello Carboni, Silvia M.R. Oppo