Piazza Duomo

La Cattedrale di Santa Maria Assunta, la più grande della Sardegna, sorge a Oristano. Frutto di secoli di ricostruzioni, unisce stili romanico, gotico e barocco. Ospita opere d’arte preziose ed è simbolo religioso e storico della città.

LA CATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA

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La Cattedrale di Santa Maria Assunta è il principale luogo di culto della città di Oristano, ed è anche la cattedrale più grande della Sardegna. Collocata ai margini dell’antico abitato medievale sappiamo che l’area era già frequentata durante l’occupazione dei Vandali, mentre tra il VI e il VII secolo una parte significativa della zona venne utilizzata come cimitero.

La Cattedrale di Santa Maria viene menzionata per la prima volta in un documento del 1131, anche se la sua costruzione probabilmente iniziò alla fine dell’XI secolo, in seguito al trasferimento della capitale dalla vicina Tharros a Oristano.

Tra il 1195 e il 1228, la cattedrale subì una parziale ricostruzione dopo i danni causati dall’invasione capeggiata da Guglielmo di Massa. La chiesa fu riedificata in stile bicromo, riflettendo l’influenza di maestranze pisano-pistoiesi e la sua solenne consacrazione avvenne entro il 1228.

Nel corso del Medioevo il duomo fu ristrutturato, l’abside romanica fu demolita per far posto a un grande transetto con quattro cappelle quadrangolari e un ampio presbiterio, conferendo alla basilica una forma a croce latina.

Anche nel corso dell’Età Moderna la cattedrale subì radicali trasformazioni: alcuni documenti del XVI secolo rivelano l’esistenza di circa quindici cappelle, alcuni delle quali gestite da famiglie nobiliari.

La torre campanaria ottagonale fu eretta tra il XV e il XVI secolo, successivamente integrata e modificata con elementi tardo-gotici e una cupola in maiolica. Nel febbraio 1637, la cattedrale fu devastata dalle truppe francesi guidate dal conte di Lorena, Enrico d’Harcourt (leggi Darcur), insieme ad altri edifici sacri della città. Dopo la sconfitta e la conseguente fuga degli invasori, quattro grandi stendardi di seta sono esposti sulla controfacciata per celebrare la vittoria contro il nemico.

Nel 1729, il Capitolo e l’arcivescovo Nin decisero di ricostruire quasi completamente la cattedrale a causa del grave deterioramento delle strutture esistenti. Il progetto riuscì a preservare parte delle strutture medievali già demolite fino al transetto, e la nuova cattedrale, realizzata in stile tardomanierista e barocco, presenta un’unica ampia navata con tre grandi cappelle per lato, un vasto transetto e una cupola all’incrocio dei bracci.

Il decoro marmoreo interno fu curato dal ligure Pietro Pozzo, assistito da Giovanni Maria Massetti, responsabili anche delle cappelle, dedicate a San Filippo Neri e Sant’Archelào, del pulpito e del fonte battesimale. Nel corso del Settecento la cattedrale fu arricchita con preziosi arredi lignei e opere provenienti da artisti locali e campani, spicca fra queste il grande dipinto ovale dell’Assunzione di Maria e Sant’Archelao di Vittorio Amedeo Rapous.
Alla fine del XVIII secolo, fu completato il rivestimento esterno della cattedrale, caratterizzato da un design semplice, movimentato dal portale con edicola sostenuta da colonnine granitiche e un timpano spezzato.

Tra il XIX e l’inizio del XX secolo la cattedrale subì importanti lavori di ampliamento e restauro. Dopo la morte nel 1829 del canonico Luigi Tola, che lasciò una cospicua somma per la costruzione di una cappella dedicata a San Luigi Gonzaga, l’architetto Giuseppe Cominotti progettò non solo questa cappella sul lato sinistro del transetto, ma anche una cappella gemella dedicata a San Giovanni Nepomuceno sul lato opposto. I lavori, conclusi entro il 1837, includono sculture monumentali in marmo realizzate da Andrea Galassi, allievo del Canova.

A metà del XIX secolo furono aggiunte due grandi tele nel coro, opera del più grande artista sardo dell’ottocento, Giovanni Marghinotti, e nel 1861 fu costruito un nuovo altare in marmo per la cappella del Sacro Cuore. All’inizio del Novecento furono liberati spazi occultati, rivelando il transetto gotico, la bifora del battistero e la cappella della Vergine del Rimedio, che venne restaurata in stile neo-medievale con un nuovo altare di Giuseppe Sartorio e mosaici di Ettore Ballerini, che curò anche la decorazione a fresco dell’intera chiesa.

Ancora oggi la cattedrale continua a essere oggetto di costanti interventi di manutenzione e restauro

per preservare il suo patrimonio artistico e architettonico.

SEMINARIO ARCIVESCOVILE DELL’IMMACOLATA

Al centro della Piazza Duomo di Oristano, di fronte alla cattedrale, per volontà di Monsignor Francesco Masònes Nin sorge il Seminario Tridentino, fondato nel 1712 ed intitolato all’Immacolata. Il maestoso edificio è caratterizzato da uno stile architettonico in cui si fondono elementi del barocco e del neoclassicismo, che conferiscono alla struttura un aspetto sobrio ed elegante. Al suo interno è presente la Cappella dell’Immacolata, voluta dall’Arcivescovo Giovanni Maria Bua, opera dell’architetto piemontese Giuseppe Cominotti, edificata nello spazio precedentemente destinato all’Oratorio delle Anime. Al suo interno, sopra l’altare, vi è una tela ovale rappresentante la Beata Vergine Immacolata con gli Angeli, realizzata dal pittore cagliaritano ottocentesco Giuseppe Marghinotti. Sono inoltre presenti anche altre sue tele che decorano le pareti laterali della cappella. Tra i luoghi più importanti di questo edificio vi è la Biblioteca del Seminario Arcivescovile, fondata nel 1834 sempre dall’Arcivescovo Giovanni Maria Bua. Al suo interno sono custoditi secoli di storia, con un patrimonio librario che vanta ben 33000 volumi, tra incunaboli, cinquecentine e  numerosi altri libri di grande prestigio.

Pagina aggiornata il 22/04/2025

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