(Seulo, 1931)
Artista e pittore “elettronico”, Tonino Casula inizia prestissimo la sua attività, rendendosi protagonista fin dalle origini della sperimentazione video italiana contemporanea. L’interesse di Casula per le teorie della percezione è strettamente legato ad un disturbo della vista congenito, risolto all’età di 33 anni, che ha fortemente condizionato il suo approccio cognitivo. Come lo stesso artista ha più volte raccontato, guarire dal suo stato di quasi cecità è stato come “venire al mondo due volte”. In età adulta ha imparato a vedere, conoscere e riconoscere gli oggetti nello spazio, formare il proprio sguardo costruendo quella rete di simboli e di segni che prima riusciva a cogliere solo in piccola parte.
Nel 1958 partecipa al Gruppo 58 di Cagliari con Mauro Staccioli e Gaetano Brundu, mentre dal 1963 comincia a interessarsi di percettologia e di psicologia, orientando la sua produzione artistica verso sperimentazioni affini alla Optical art di quegli anni. A partire dal 1963 è tra i fondatori e animatori del Gruppo Transazionale, sotto la guida di Corrado Maltese, docente dell’Università di Cagliari. Una volta aver orientato le sue ricerche verso sperimentazioni optical, inizia a virare verso l’arte digitale, che gli permette di sperimentare un lavoro sulle immagini sempre più immateriale, volto ad una sintesi anima-computer, uomo-tecnologia di raro equilibrio formale e contenutistico. Dopo aver abbandonato definitivamente la pittura, nel 1988 realizza le sue prime opere computer graphics e nel 1990 inizia ad elaborare le diafanie, immagini prodotte al computer, da lui fotografate come appaiono sul monitor e proiettate in forma di diapositive, una tecnologia volutamente obsoleta, in antitesi con la macchina che ha generato le immagini stesse.
Dalla seconda metà degli anni Novanta si dedica invece ai cortronici 2D, 3D e Stereo, visibili sul suo sito internet e sul suo canale YouTube. Nei cortronici, il legame con la musica si fa puntuale e fondante: la volontà dell’artista non è però quella di far corrispondere ad un’immagine il suono, bensì quella di verificare come i vari linguaggi riescano a coesistere in una struttura complessa non ancora condizionata dalle convenzioni linguistiche.